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Formato libro | Cartaceo |
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Prima pubblicazione |
Gambaro Francesco
Palermo-Civico-Palermo
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Palermo-Civico-Palermo è il diario di un viaggio. Un “viaggio immobile”, a bordo di uno dei “letti-barche” assegnati agli ospiti del più grande e popolare nosocomio palermitano, il cui motore sarà proprio la vigile catalessi vigente fra i traumatizzati del reparto ortopedia. Francesco Gambaro, attivo nel giornalismo culturale, conduce la sua terza prova narrativa (dopo Borno e Jallo, pubblicati dalle edizioni Perap nel 1990 e nel 1992) nell’alea di una prima persona spinta fino a declinare le proprie generalità (in due tempi: “Francesco”, a pagina 23; “Gambaro”, a pagina 41), dunque al modo – direbbe Pizzuto – delle “noterelle di uno che c’è stato”. E il resoconto, seguendo le date che puntuali accompagnano il decorso della degenza, riesce non meno felice che veridico. Felice perché prende l’aria di una strana flânerie, divagante quanto può esserlo il pensiero liberato dalle forche dei negotia e insieme raccolta e compita come un esercizio penitenziale. Veridico perché la forzosa full immersion nella promiscuità, ricca di suoni e odori, della tutt’altro che solitaria corsia, finisce per diventare l’occasione di un riconoscimento, realizzando “il desiderio di rifiondarmi in una città dove da tempo mi sembra di non abitare”. Cosi il “tempo perduto”, il tragitto interminabile della cura, si trasforma nel tempo della socialità ritrovata, risalendo al tempo “di mia nonna”, quando non alla “sussistenza genotipica del perditempo”; e l’ospedale nel luogo, quasi rimpianto nel congedarsene, dove “le giornate passano in fretta”. Rapido – di una rapidità felina, leggera e sorniona – scorre anche il racconto, accorto nel sottrarsi ai richiami della letteratura come della denuncia, poco incline a fare delle bizzarre epifanie che lo attraversano figurine da farsa. E tuttavia rimangono nella memoria, per quel surplus di umano che traspare dal loro semplice quanto eccedente esserci, personaggi come il filippino Rex, il palermitano signor Scalisi “Mangiaciliege”, o l’infermiere Sapienza; e soprattutto le loro storie, narrazioni di narrazioni, montate in un’efficace presa diretta che ricorda i Racconti siciliani di Danilo Dolci. (Antonio Pane)
Francesco Gambaro
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